"We are now living in a G-Zero world, one in which no single country or bloc of countries has the political and economic leverage - or the will - to drive a truly international agenda. The result will be intensified conflict on the international stage over vitally important issue, such international macroeconomic coordination, financial regulatory reform, trade policy, and climate change.This new order has far-reaching implications... waiting for the current era of political end economic uncertain to pass. Many of them can expect an extended wait."

Iann Bremmer and Nouriel Roubini
"A G-Zero world" - Foreign Affairs - March/April 2011



martedì 6 novembre 2012

I paesi del "blocco" del Renminbi

Secondo una recente analisi del Peterson Institute for International Economics, dall'inizio della Grande Recessione, il Renminbi è sempre di più la moneta di riferimento in Asia Orientale. Secondo quanto rintracciato dallo studio, infatti ben 7 monete nazionali sui 10 dei paesi che compongono questa parte dell'Asia fluttuano quasi in unisono con la moneta cinese ed appaiono sempre più distanti dal percorso del dollaro americano. Gli autori dello studio descrivono questa realtà come un vero e proprio "blocco del renminbi",  formato, oltre che ovviamente dalla Cina, da Corea del Sud, Indonesia, Taiwan, Malesia, Singapore e Thailandia.

Hong Kong, Vietnam e Mongolia, sono ancora da considerarsi , invece, nell'orbita del dollaro americano.

Il formarsi di un blocco dipende da ovvie scelte economiche operate da paesi che formano un mercato sul quale dal 1993 ad oggi la quota commerciale di Pechino è salita dal 2 al 22%.

secondo le previsoni fatte dallo studio, il blocco del renminbi potrebbe presto affermarsi anche oltre i confini dell'Asia per ricomprendere al suo interno paesi quali India, Cile, Israele, Sudafrica ed anche Turchia, nei quali l'importanza della moneta cinese sta sfidando quella del dollaro statunitense.

Interessante è osservare la controtendenza della forza dell'economia - a favore della Cina rispetto alla rinnovata politica di Obama di rafforzamento della posizione delle forze di sicurezza a stelle e strisce nella stessa zona geografica, conosciuta come pivot-to-Asia strategy, alla quale Robert S. Ross, rivolge da ultimo critiche piuttosto aspre dalle colonne di Foreign Affairs.


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