"We are now living in a G-Zero world, one in which no single country or bloc of countries has the political and economic leverage - or the will - to drive a truly international agenda. The result will be intensified conflict on the international stage over vitally important issue, such international macroeconomic coordination, financial regulatory reform, trade policy, and climate change.This new order has far-reaching implications... waiting for the current era of political end economic uncertain to pass. Many of them can expect an extended wait."

Iann Bremmer and Nouriel Roubini
"A G-Zero world" - Foreign Affairs - March/April 2011



lunedì 13 aprile 2020

Huawei avvisa il governo britannico.

Sente il fiato sul collo Huawei e con una lettera aperta avvisa il governo britannico.
Qualche mese fa la volontà del governo di Boris Johnson di accogliere, pur con un coinvolgimento limitato, il colosso cinese del settore delle apparecchiature per le telecomunicazioni tra i fornitori di prodotti e soluzioni per la propria rete 5G, era costata una battuta d'arresto nelle relazioni tecnologiche tra il Regno Unito e gli Stati Uniti d'America. Ora il vento pare cambiare. A sottolinearlo è la BBC con un commento di qualche ora fa. 
A suonare il campanello d'allarme è il partito conservatore che con un aspro intervento di molti dei suoi parlamentari chiede al governo di ripensare la politica di settore avviata nel gennaio scorso. Sarà aspra la battaglia quando il prossimo inverno il parlamento britannico discuterà il tanto atteso Telecoms Infrastructure Bill.
"C'è chi ha scelto deliberatamente e senza prove di attaccarci", recita la lettera a firma di Victor Zhang, capo della società cinese nel Regno Unito, "interrompere il nostro coinvolgimento nella diffusione della rete 5G creerà disservizi in Gran Bretagna". Tanto più a fronte di un impiego in rapidissima ascesa delle reti di telecomunicazione, seguìto all'applicazione delle misure restrittive alla circolazione delle persone connesse al diffondersi del coronavirus.

domenica 12 aprile 2020

Il virus del nazionalismo

"In una situazione in cui tutte le nazioni del pianeta hanno bisogno degli stessi dispositivi salvavita le rivalità nazionalistiche stanno compromettendo il loro accesso a tutti".  Secondo il New York Times sono almeno 69 gli stati che hanno stabilito misure restrittive all'export di dispositivi medici e medicine, in un articolo dal programmatico titolo "Ecco perchè non possiamo avere buone cure".  Sconfortante, ma forse neppure troppo sorprendente, è quanto osserva il NYT che descrive le reazioni al coronavirus di USA, Cina e India e di altri stati che sembrano preferire gli esiti del gioco a somma zero.

domenica 17 marzo 2019

Addio al surplus delle partite correnti cinesi

Nel 2019 la Cina potrebbe realizzare il primo disavanzo delle partite correnti dal 1993.
Già segnalato da Morgan Stanley qualche mese fa, secondo l'Economist , il fatto dovrebbe imporre un cambio strutturale con riflessi sull'intero sistema economico internazionale. Secondo il settimanale britannico ciò dovrebbe comportare un nuovo percorso della traiettoria di scontro comemrciale tra Cina e USA, ma questi ultimi non se ne darebbero per avvertiti. Esclusi i redditi da investimento il disavanzo commerciale degli USA nei confronti dell'Impero di Mezzo resta imponente: oltre 350 miliardi di dollari.

lunedì 7 gennaio 2019

Avviata oggi la prima fase di negoziati tra Cina e USA sui dazi

Una delegazione statunitense guidata da rappresentanti di medio livello dei dipartimenti del Commercio e del Tesoro USA ha avviato oggi a Pechino due giorni di colloqui con rappresentanti cinesi per avviare trattative per superare la guerra dei dazi tra i due paesi. Qui il commento apparso sul New York Times.

giovedì 13 marzo 2014

Il Brasile va a rilento

I motivi della lenta crescita del Brasile, sempre piu' difficile spiegare con la sfavorevole congiutura economica internazionale, illustrate da Mario Garcia su Economonitor.

mercoledì 15 gennaio 2014

Sempre piu' vincoli esterni alla crescita dei paesi emergenti

A dirlo sono Alexander Culiuc and Kalpana Kochhar in un'analisi pubblicata su iMFdirect (International Monetary Fund's global economy forum).

sabato 11 gennaio 2014

Cina e Russia voltano le spalle al dollaro

È di poche settimane fa la decisione di fissare nella borsa di Mosca un apposito periodo giornaliero durante il quale è possibile scambiare direttamente il rublo con il renminbi, ricalcando quella cinese del mese precedente che invece prevedeva lo scambio di renminbi contro rubli presso la borsa di Shanga (leggi il resto su Limesonline)